Da Bologna, da giugno prima Città 30 d’Italia, parte l’iter della proposta per migliorare la sicurezza stradale e lo spazio pubblico.

In vista del nuovo piano europeo sulle autostrade ciclabili, le associazioni ambientaliste e ciclistiche italiane hanno presentato una proposta di legge nazionale per imporre il limite di 30 chilometri all’ora nelle città. L’iniziativa è stata lanciata nel corso di MobilitARS, il “simposio formativo” organizzato a Bologna da Bikenomist per discutere di gestione della mobilità urbana. Il focus della terza edizione è stato proprio Città 30, la strada è di tutte.

Chi vuole il limite di 30 chilometri all’ora nelle città

Il limite dei 30 chilometri orari in città è già stato introdotto in diversi Paesi europei e ha migliorato sia la sicurezza stradale che lo spazio pubblico. Ora il dibattito si è aperto anche in Italia alla luce dell’iniziativa dell’amministrazione di Bologna, che ha deciso di diventare Città 30 già nel prossimo mese di giugno, prima città in Italia e seconda dopo Olbia ad aver introdotto il limite di velocità generalizzato.

L’obiettivo “zero morti sulle stradeentro il 2050 è stato indicato dall’Unione europea. Il modello, lanciato a Bruxelles e Parigi, è stato adottato con una legge a livello nazionale in Spagna. La missione, oltre al miglioramento della sicurezza stradale, è favorire gli spostamenti a piedi e in bicicletta e ridurre l’uso di auto e moto, migliorare la qualità dell’aria e aumentare la fruibilità dello spazio pubblico.

Un uomo d'affari in bicicletta elettrica
Sicurezza, sostenibilità, qualità della vita: passa da qui lo sviluppo delle Città 30 in Italia

La proposta di legge nazionale per introdurre il limite di 30 chilometri all’ora nelle città è promossa dalle associazioni Legambiente, FIAB, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Amodo, Clean Cities, Asvis e Fondazione Michele Scarponi. Il redattore è Andrea Colombo, l’ex assessore alla Mobilità di Bologna e padre dei T-days e della tangenziale delle bici.

Insieme al limite orario, Città 30 mette in campo diverse azioni per una più complessiva e innovativa visione di città. Al centro del progetto ci sono infatti le infrastrutture per la mobilità nuova e l’educazione e la sensibilizzazione alla mobilità sostenibile e alla sicurezza stradale, nella convinzione che strade più sicure siano attrattive per l’economia locale e il cicloturismo.

Città 30, Bologna come l’Europa

La proposta di legge prevede quattro punti: l’applicazione generale del limite massimo di 30 km/h su tutte le strade urbane, ad eccezione di quelle a scorrimento veloce a 50 km/h; l’adeguamento dell’infrastruttura stradale per la moderazione del traffico e della velocità; il rafforzamento dei controlli sul rispetto delle regole di comportamento in strada; campagne di educazione, informazione e comunicazione rivolte alla cittadinanza e a tutti gli utenti della strada.

Sono introdotte anche un gerarchia delle responsabilità degli autisti, l’eliminazione di limiti ed autorizzazioni burocratiche per eseguire interventi di modifica per far rallentare le auto, fondi pubblici (almeno il 15% del bilancio nazionale) dedicati alla sicurezza stradale. Inoltre, si richiede di ampliare la possibilità di usare la tecnologia per i controlli e di concedere più poteri ai Comuni per limitare il traffico e istituire ZTL.

Intitolata “Norme per lo sviluppo delle Città 30 e l’aumento della sicurezza stradale nei centri abitati”, la proposta di legge ha raccolto le adesioni del senatore Franco Silvestro di Forza Italia, della deputata Francesca Ghirra di Alleanza Verdi Sinistra e del deputato Roberto Traversi del Movimento 5 Stelle che si è detto disponibile a sostenere la proposta in Parlamento. La presentazione dei 18 articoli è disponibile sul sito di Bikeitalia.

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ultimo aggiornamento: 10-05-2023


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